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Gli articoli in questa sezione:
L’Italia, presente in questa edizione con circa 20 opere, enumera, cosa veramente eccezionale ben due lungometraggi nella Competizione ufficiale Tager Awards. Onde di Francesco Fei e Nemmeno il destino di Daniele Gaglianone.
La prima vetrina europea per il cinema asiatico e il cinema europeo
Con 14 lungometraggi nella Tiger Awards e 800 opere nelle ben 17 ricchissime sezioni

SHREK 2
sequel di Shrek che vinse l’Oscar nel 2001, è arrivato nelle nostre cinematografiche come in quelle italiane il 17 dicembre.

THE POLAR EXPRESS
GLI INCREDIBILI Gran successo del Natale 2004
Secondo diversi critici doveva essere il LEONE D’ORO 2004. Ed invece
The Ladykillers (la signora omicidi) e Diarios de motocicleta
La vita di Ernesto Guevara e i suoi viaggi alla scoperta delle realtà dell'America Latina
La ragazza con l’orecchino di perla



L’Italia, presente in questa edizione con circa 20 opere, enumera, cosa veramente eccezionale ben due lungometraggi nella Competizione ufficiale Tager Awards. Onde di Francesco Fei e Nemmeno il destino di Daniele Gaglianone. //01.02.2005


Onde di Francesco Fei e Nemmeno il destino di Daniele Gaglianone. Se la singolare storia d’amore di Onde, tra il non vedente Luca (Ignazio Oliva) e Francesca (Anita Capriolo), la ragazza dalla “voglia di fragola” sul volto, sullo sfondo di una Genova tradizionale e turistica, pur bella e romantica appare alquanto sfilacciata nei contenuti, ma riuscita per l’interpretazione dei giovani protagonisti, misurati e sicuri nei loro ruoli, Nemmeno il destino, invece è un lungometraggio sociale che lascia il segno per la giustezza della sua analisi di situazioni e personaggi. Un film realista ed amaro su tre giovani amici, studenti delle scuole secondarie, Alessandro, Toni e Ferdi che vivono senza speranze di un futuro e con poche passioni in un’anonima periferia urbana. Toni è il primo ad uscire di scena. La scuola non è fatta per lui. Si sgancia dalla realtà per andare a vivere meglio e si perde nel nulla. Ferdi il più mattacchione, il clown del gruppo, che vive con un padre diventato alcolizzato in seguito ad una malattia contratta sul lavoro, spinto dalla disperazione si toglie la vita in modo spettacolare gettandosi con il suo motorino dall’ultimo piano di uno stabile in costruzione. Alessandro il più mite ed introverso, anche lui è colpito da un destino avverso. Sconvolto per la malattia mentale della madre e in preda alla rabbia per l’ingiustizia subita dal bidello della scuola e dalla moglie (che di lui si erano sempre occupati con affetto), sfrattati dal loro appartamento, dà fuoco al palazzo. Arrestato finisce in una casa famiglia per ragazzi difficili. Anche qua il suo destino è nel segno dell’incertezza e della precarietà.

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Periferia urbana e giovani senza futuro



Tratto dal romanzo di Gianfranco Bettin (appena riscritto, Feltrinelli), 'Nemmeno il destino' è un film che Gaglianone dedica «..a tutti quelli che si sono perduti per sempre, a coloro che si sono perduti e ritrovati, a tutti gli amici conosciuti in quell'età dove si diviene amici d'istinto, a tutti i genitori e i figli che si sono capiti troppo tardi, a quelli che non ci stanno, che pensano che ci debba essere un altrove da conquistare». Una rabbiosa elegia, un pianto gridato, un urlo silenzioso e muto contro i fantasmi del passato e i mostri del presente.

 


La prima vetrina europea per il cinema asiatico e il cinema europeo
Con 14 lungometraggi nella Tiger Awards e 800 opere nelle ben 17 ricchissime sezioni
//29.01.2005


E’ iniziato mercoledì 26 la 34 edizione del Film Festival, manifestazione prestigiosa che vede ben 350mila spettatori e circa 2000 tra giornalisti e professionisti della settima arte.
La prima edizione del nuovo direttore, Sandra den Hamer, presenta 14 film nella competizione ufficiale VPRO Tiger Awards Competition, (concorso per opere prime e seconde) con 4 prime mondiali, quattro prime internazionali e quattro prime europee) e nell’insieme circa 800 opere tra lunghi e corti.


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Sideways dello statunitense Alexandre Payne, ha aperto mercoledì 26 gennaio la 34ma edizione del Festival di Rotterdam
Vino, amcizia e amori di due scapoli tra vigneti e aziende vinicole della California. “Querelle” accanita tra Pinot e Cabernet, ma Jacques, lo scapolone, preferisce il Merlot



Sideways è il quarto film del giovane regista statunitense Alexander Payne che ha al suo attivo quattro lungometraggi tra cui l’esilarante e acuto About Schmidt.
A parte le 5 “nominations” all’Oscar, ottenute proprio in questi giorni questo film sull’amicizia di due scapoli, uno, Jack (Thomas Hayden Church) - sta per convolare a nozze, l’altro - Miles Raymond (Paul Giamatti) che aspetta con ansia la pubblicazione di un suo romanzo, è un pellicola ben riuscita, avvincente e ricca di situazioni divertenti. Il loro itinerario vinicolo californiano e le apparenti dotte disquisizioni sul vino e in particolare la querelle da “connaisseur” del depressivo Miles, che Paul Giamatti ci dà in tutte le sue sfumature, tra il Pinot e il Cabernet è un vero divertimento. Penso che interesserà anche gli enologi

 


SHREK 2
sequel di Shrek che vinse l’Oscar nel 2001, è arrivato nelle nostre cinematografiche come in quelle italiane il 17 dicembre.
//26.12.2004


Il primo film, campione di incassi e di risate, narrava la storia di un orco che vede invasa la sua puzzolente palude dai profughi delle fiabe, scacciati dal perfido principe Lord Farquaad. Shrek libera il suo spazio salvando la principessa Fiona, prigioniera di un drago molto speciale. Durante il viaggio di ritorno in compagnia di Ciuchino il piccolo asino parlante tra l’orco e la principessa nasce una strana simpatia che, unitamente al colpo di scena finale, porta al lieto fine

La struttura narrativa di Shrek ricalcava quella classica della fiaba. La grande novità stava nel capovolgimento di tutte le convenzioni del genere fiabesco, a causa di stravolgimenti surreali e divertentissimi. Il principe era un nano codardo. L’orco cattivo era l’eroe. La dolce principessa custodiva un orribile segreto.
Dal punto di vista tecnico “Shrek” era un capolavoro completamente digitale, con personaggi, espressioni, luoghi creati al computer. Shrek creava un universo autonomo, parallelo, divertente per i più piccoli, ma anche per gli adulti più smaliziati. Curatissimi i dettagli, le citazioni, le scene ravvivati da una colonna sonora a base rock al posto di mielose melodie.
Shrek 2, tratto dall’omonimo libro per bambini di William Steig, continua a parodiare favole famose. Dopo aver combattuto contro il malvagio Lord Farquaad per la mano di Fiona, Shrek ora affronta la sua sfida più grande: la famiglia. Il Re e la Regina del Regno di “Molto molto lontano”, papà e mamma di Fiona, invitano a visitarli la figlia e Shrek, di ritorno dalla luna di miele. I genitori però non possono certo immaginare il nuovo genero, per non parlare dei cambiamenti della loro bambina! I piani del Re per il futuro della figlia sono stravolti. Ora il Re dovrà chiedere aiuto alla potente fatina Smemorina, al bellissimo Principe Azzurro e al Gatto con Gli Stivali.
il primo tema del film è l'amore, cieco e più forte di qualsiasi altra cosa. E poi ci sono la sete di potere, il razzismo, la famiglia, la tolleranza, l'amicizia... Insomma ce n'è per tutti i gusti, e se "Shrek 2" e piaciuto a tanti bambini, a divertirsi veramente sono stati e saranno i grandi.
Al solito, al fianco di Shrek ci sta tutto il nostro immaginario favolistico: ci sono Pinocchio, Cappuccetto Rosso, Hansel & Gretel, i Tre porcellini e, su tutti, uno spassosissimo Gatto con gli stivali. E alla fine anche in questa bellissima favola l’amore trionfa.


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IL VIAGGIO DI NOZZE DELL'ORCO VERDE

Il fim continua la parodia disssacratoria delle favole della Disney

 


THE POLAR EXPRESS //26.12.2004


The Polar Express è il classico film natalizio. E’ il trionfo della fiaba che avvince e che fa sognare ad occhi aperti. L’aspetto nuovo di questa pellicola è il procedimento tecnologico con il quale è stato realizzato. Esso prevede la recitazione degli attori in ambienti vuoti ripresi in digitale a 360 gradi, con particolare attenzione alla scansione dei dettagli espressivi del volto; le performance vengono poi integrate nei set virtuali, e da allora in poi vivono nel computer. In questo secondo stadio di lavorazione le immagini dei personaggi nella loro forma elementare, chiamata in gergo "l'uomo Michelin", vengono manipolate moltiplicando a dismisura la quantità di materiale girato che fornisce al regista infinite possibilità di montaggio, dunque infinite scelte narrative. Con la “Performance Capture” lo straordinario Tom Hanks ha potuto interpretare, così, addirittura cinque ruoli chiave del film: il protagonista, il padre del protagonista, il capotreno, il misterioso hobo e perfino Babbo Natale.

Durante la notte della Vigilia, un bambino, scettico dell'esistenza di Babbo Natale, trascorre turbato il dormiveglia, finché un fragore improvviso lo fa sobbalzare: un misterioso treno a vapore si è fermato davanti alla finestra della sua stanza. Il capotreno gli rivela che quello è il "Polar Express" e lo invita a salire a bordo per intraprendere una fantastica avventura al Polo Nord.

Il racconto del giovane protagonista senza nome e dei suoi compagni di ventura s'intreccia con il fantastico spettacolo del viaggio in treno verso l'Estremo Nord, attraverso montagne che sfiorano la luna, foreste innevate violate dalle rotaie, cieli tersi profanati dagli sbuffi della locomotiva, laghi ghiacciati fortunatamente superati: un paesaggio glaciale che non esiste nella realtà, ma proviene dalla fervida fantasia di Chris Van Allsburg, uno dei più famosi autori di letteratura infantile, conosciuto per l'originalità delle sue favole, e dai miracoli del computer.

Tra sogno e realtà, Zemeckis ci trasporta attraverso i simboli della festa più bella della cristianità, nel mondo di Babbo Natale, nel tripudio colorato e vivace degli elfi, nel calore dell'amicizia e della solidarietà tra compagni di viaggio, in una storia sulla necessità del meraviglioso e sulla preziosità di coltivare la propria fantasia continuando a credere nelle favole. Il cinema è uno dei veicoli più adatti a coltivare queste illusioni. E talvolta è magia allo stato puro, come nella straordinaria scena, prima coreografata e poi completamente digitalizzata, detta "Hot chocolate": la frenetica sequenza nel vagone del treno, con i camerieri che cantano e ballano tenendo in precario equilibrio i vassoi, e servendo ai bambini tazze di cioccolato fumante, ha lo stesso fascino del balletto degli spazzacamini di Mary Poppins, un altro caposaldo della cinematografia per ragazzi.


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The Polar Express racconta un momento cruciale della vita di un individuo, quello in cui convivono ancora innocenza e maturità

Dei tre film d'animazione attualmente sui nostri schermi è quello che attira meno pubblico.

 


GLI INCREDIBILI Gran successo del Natale 2004 //26.12.2004


La novità del "blockbuster" della Pikar è che, tutta la famiglia “normale” di Mr. Incredibile, quando lui scende in campo, partecipa in modo attivamente eroico e fuori dalla normalità alle sue mirabolante imprese. Inoltre il linguaggio, questa volta, non è stratosferico ma ben aderente alla realtà. Le battute sono azzeccate e molte fanno veramente ridere.

La storia è una di quelle che accadono continuamente nella vita d’oggi: Il doversi far da parte, contro la propria volontà, quando quello che si fa, anche a scopo di bene non viene più apprezzato. E’ proprio questo che accade a Mr. Incredibile, il quale nonostante le sue imprese mirabolanti non sono più di gradimento dei suoi fans che ingrati fanno una crociata per toglierselo dai piedi. Così il supereroe dalle mille imprese incredibili e la sua amata consorte Elastigirl, anche lei stella nel mondo dei cartoons, sono costretti a riciclarsi seguendo un programma governativo di ricollocazione per supereroi. Questi esseri debbono farsi dimenticare e vivere una vita normale. La cosa è quasi impossibile per Mr. Incredibile diventato il flemmatico e abulico assicuratore Bob Parr.
Sua moglie Helen invece se la cava molto meglio, in quanto come casalinga esemplare è occupatissima nella la conduzione della casa e la non facile educazione dei loro tre pargoli: il piè veloce Dash, la timida adolescente Violet capace di rendersi invisibile e il dotatissimo baby Jack-Jack. Tutti e tre dalle qualità molto particolari.



La prima parte della pellicola dopo diversi scampoli di avventure mozzafiato di Mr. Incredibile per terra, per acqua e per cielo, qualche acrobatica esibizione di Mrs. Incredibile ancora Elastigirl si adagia nella patetica descrizione del deplorevole stato familiare del povero Bob non più Mr. Incredibile. Però il ritmo cambia e diventa vorticoso in un fuoco pirotecnico di avventure, dal momento che Bob Parr, si lascia coinvolgere in una rocambolesca avventura da parte di una donna misteriosa. Quando poi si trova nei guai e quelli seri, su un isola incantata dai colori sgargianti e dai tantissimi pericoli, allora anche Helen, dopo aver ripreso i panni di Elastigirl si fa avanti con i suoi temibili pargoli e la musica cambia. La pellicola si fa travolgente e avvince ed incanta. Mr. Incredibile è tornato e non da solo !


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Gli “Incredibili” è un super prodotto nella serie di intrattenimento per famiglia.Nel ben congegnato lungometraggio di Brad Bird regista di The Iron Giant (Il gigante di ferro), da catalogare nella preistoria degli effetti speciali, tutto funziona a puntino. Gli effetti speciali sono presenti a valanga, l’uso del digitale è perfetto, la storia fa parte di un universo a noi tutti familiare.

Mr. Incredibile, il quale nonostante le sue imprese mirabolanti non ha più il gradimento dei suoi fans che ingrati fanno una crociata per toglierselo dai piedi. Così il supereroe dalle mille imprese incredibili e la sua amata consorte Elastigirl, anche lei stella nel mondo dei cartoons dagli arti estensibili, sono costretti a riciclarsi seguendo un programma governativo di ricollocazione per supereroi. Questi esseri incredibili sono messi a riposo forzato. Debbono farsi dimenticare e vivere una vita normale. La cosa è quasi impossibile per Mr. Incredibile diventato il flemmatico e abulico assicuratore Bob Parr. L’ambiente familiare e la routine di una vita ordinaria grigia e monotona sono descritti con grande accuratezza sia nella scelta delle tonalità coloristiche sia nelle atmosfere deprimenti. Una vita così non può durare per chi ha dominato uomini ed avvenimenti.

 


Secondo diversi critici doveva essere il LEONE D’ORO 2004. Ed invece //22.12.2004


Le chiavi di casa di Gianni Amelio, visto alla 61ma Mostra del cinema di Venezia, non mi era piaciuto, non mi aveva convinto né mi aveva entusiasmato. Amelio a Venezia non aveva vinto nonostante il pronostico favorevole di tutti media italiani. La giuria nella più completa indipendenza, aveva giustamente premiato con il Leone d’oro Vera Drake di Mike Leigh e il regista dello splendido profetico LAMERICA, mostrando un grande senso civico, non si era scagliato contro il verdetto, ma aveva riconosciuto il valore del lungometraggio premiato. Ora le chiavi di casa, con buona tempestività di programmazione, è già sui nostri schermi. Nonostante il mio giudizio negativo è un film da andare a vedere per i contenuti umano-sociali che veicola ad un buon livello artistico e per l’insieme delle interpretazioni. Il personaggio chiave Kim Rossi Stuart (Gianni) nei panni del giovane padre, che si fa avanti nella vita del figlio disabile dopo 14 anni di latitanza, non mi convince. Si vede costretto a fare l’apprendistato di padre di un adolescente disabile, ruolo estremamente difficile, nella realtà della vita e nel film e lo fa in modo alquanto maldestro e a momenti patetico.

La sua storia personale non riesce a portare sullo schermo valori universali.
E’ proprio la debolezza di questo ruolo, uno dei principali della pellicola, che fa sì che il lungometraggio non sia credibile fino in fondo. Brava e sempre all’altezza della situazione Charlotte Rampling, serena, positiva nel ruolo “vero” di madre di una ragazza disabile. Eccezionale Andrea Rossi (Paolo), il ragazzo realmente disabile. Questi, non interpreta, ma vive con intensità il suo proprio ruolo e lo fa vivere agli spettatori.
La regia di Amelio, assente dagli schermi dal 1998 quando aveva vinto Il Leone d’Oro a Venezia con il discutibile Così ridevano, è lucida, intelligente e stilisticamente perfetta. Con questa opera il regista calabro afferma i valori etici del suo cinema. Ispiratosi all’amaro e drammatico romanzo di Giuseppe Pontiggia Nati due volte, Le chiavi di casa ne prende solo lo spunto iniziale e lo spirito per percorrere a modo suo il cammino dell’approccio alla vita quotidiana di un adolescente disabile nella società odierna.




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Gianni Amelio è un eccellente regista, ma Le chiavi di casa non è un film da Leone D'Oro

Gianni, un uomo giovane, un uomo come tanti altri, dopo anni di rifiuto, incontra per la prima volta, su un treno che va a Berlino, suo figlio Paolo, quindicenne con gravi problemi, ma generoso, allegro, esuberante. Il film è la storia di una felicità inaspettata e fragile: conoscersi e scoprirsi lontani da casa. Il loro soggiorno in Germania e poi un imprevisto viaggio in Norvegia fanno nascere tra i due un rapporto fatto di scontri, di scoperte, di misteri, di allegria

 


The Ladykillers (la signora omicidi) e Diarios de motocicleta //28.06.2004


The Ladykillers (Ladykillers) di Joel & Ethan Coen e Diarios de Motocicleta di Walter Salles erano nel Concorso del recente Festival di Cannes. Pur essendo entrambi dei buoni lungometraggi non hanno ricevuto i premi che speravano e forse meritavano. La pellicola di Walter Salles ha ricevuto il Premio della Giuria Ecumenica, un premio minore, ma importante per la distribuzione.The Ladykillers invece ha ricevuto il Premio della Giuria, per la sua protagonista, la “ladykillers” nera del profondo sud degli States, la sessantenne Irma P. Hall, nel film Mrs Munson, che con la sua spontaneità e verve scenica ha surclassato l’istrionico Tom Hanks mattatore della commedia nei panni del manierato professore Goldthwait Higginson Dorr. Entrambi i film sono attualmente sui nostri schermi e a mio avviso meritano di essere visti per le loro storie interessanti e per le loro qualità cinematografiche. Mi auguro che altri buoni film seguano la strada di queste pellicole portando un’aria diversa, fresca sui nostri schermi che talvolta rischiano di soffocare sotto il peso dei grossi calibri hollywoodiani.


TTHE LADYKILLERS 2004
The Ladykillers (Ladykillers) è il remake della pellicola britannica dello stesso titolo. Commedia umoristica e paradossale il film di Ander Mackendrick si avvaleva di un cast di primo ordine tra cui spiccavano Alec Guiness (il vampiresco Prof. Marcus) e Peter Sellers (al suo primo ruolo cinematografico), malfattori dilettanti e maldestri, membri della banda dei 5 rapinatori che alloggiavano presso l’ingenua vecchia Mrs Wilberforce, (impersonificata con brio e vivacità da Katie Johnson) con lo scopo di preparare un colpo in una banca. Il titolo italiano del film diventò inesplicabilmente La Signora omicidi, che non ha nulla a che spartire né con il significato letterario del titolo inglese né con le vicende della pellicola. Infatti Ladykiller(s) vuol dire rubacuori. Di rubacuori non ce ne sono né nella pellicola di Mackendrick, né in quella dei Coen Brothers, Però in entrambe abbondano furbastri imbranati. I fratelli Coen hanno trasferito la vicenda nel sud degli Stati Uniti dando al tutto una accentuata colorazione locale. La storia nella sua struttura però resta la stessa. Questo Ladykillers 2004 è la loro versione personale: miscuglio di farsa e realtà condita da gags umorismo e qualche paradosso. I tre personaggi fondamentali dell’incredibile storia sono l’, istrionesco Prof Dorr , che ha una risposta e una soluzione ad ogni situazione; l’imprevedibile, curiosa e gentile Mrs Munson,frequentatrice fedele della Chiesa Battista e il gatto Pickles, osservatore attento di tutte le magagne dei cinque falsi musicisti che facendo finta di provare dei pezzi di musica barocca nell’appartata cantina di Mrs Munson scavano un tunnel per entrare nel caveau dell’adiacente casinò e impadronirsi dei fondi depositati, senza che nessuno lo sappia.
L’intera pellicola si snoda sulle vicende e le gags di questa avventurosa situazione. I membri della banda, falsi musicisti, ma sedicenti esperti malfattori, sono divertenti nelle loro situazioni e le loro trovate comiche, ma non sempre accattivanti. Solo la presenza del mellifluo prof. Dorr o quella dell’energetica di Mrs Munson danno al film il ritmo di commedia brillante e ravvivano l’interesse dello spettatore. I fratelli Coen hanno fatto un buon film, ma non hanno saputo ripetere l’exploit di Fargo e di Barton Fink In questa pellicola la loro creatività e il loro gusto per il paradosso manca di smalto.


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I fratelli Coen e Walter Salles registi di pregio

Due modi di fare film di qualità. Paradossale fantasioso e umoristico il primo: realista, evocativo e sentimentale il secondo; ma entrambi ricchi di forza narrativa capace di incantare lo spettatore. Questo è il cinema !

 


La vita di Ernesto Guevara e i suoi viaggi alla scoperta delle realtà dell'America Latina //24.06.2004


DIARIOS DE MOTOCICLETA
di Walter Salles è un eccellente road movie. Il regista di Central do Brasil basandosi sui diari di Alberto Granada e di Ernesto Guevara fa percorrere allo spettatore un avventuroso e romantico percorso nella realtà latino americana, alla quale i due giovani argentini si confrontarono nel 1952 durante il loro viaggio su di una malandata Norton del 1939. La scoperta giorno per giorno di un continente, della povertà della gente e delle gravi ingiustizie sociali, diventa anche la scoperta di se stessi da parte del ventinovenne biochimico Alberto Granada e del ventitreenne studente in medicina con specializzazione nella malattia della lebbra Ernesto Guevara. Le sofferenze e l’infelicità dei “campesinos”, della povera gente è la lezione più profonda, toccante ed indimenticabile che il continente latino americano impartisce ai due giovani che pur “viaggiando per viaggiare”, allo stesso tempo scoprono cose che non avrebbero mai immaginato. Entrambi sentono che debbono fare qualcosa; dare la loro esistenza per aiutare, migliorare la situazione di migliaia di derelitti. E’ da questo viaggio, filmato con realismo, umorismo, affezione e poesia che nasce l’immagine, l’icona del Che, del Guevara rivoluzionario della storia e della leggenda. Nel suo Darios de Motocicleta Salles non ci presenta il Che che già conosciamo, inflazionato dalle ideologie politiche ed “inquinato” da spartizioni partitiche, ma un giovane idealista,entusiasta, dedicato all’amicizia, sensuale e focoso ma anche prammatico e razionale che desidera dare la sua vita per migliorare il mondo.
Salles pur facendo suoi gli archetipi del cinema d’avventura, modera bene i momenti più leggeri con quelli più intensi e si affida ai paesaggi e agli splendidi volti degli indigeni, sopperendo così ad una sceneggiatura un po’ priva di forza e di profondità e a volte retorica.
A supportarlo c’è l’ottima direzione della fotografia e le convincenti interpretazioni dei due protagonisti, molto diversi per approccio alla recitazione. Rodrigo de la Serna, sorprendentemente simile fisicamente al suo personaggio Alberto Granado, lo tratteggia con un approccio naturale e a volte quasi scanzonato, mentre Gael Garcìa Bernal fornendo una prova molto calibrata,crea un Ernesto Guevara di gran talento ed immedesimazione.

L’avventura di Ernesto e Alberto, quasi Don Chisciotte con il suo fido Sancho Panza, è prima di tutto un’esperienza di vita, una di quelle che, chiunque abbia fatto un viaggio avventuroso, riconosce come la più commovente e formativa della propria esistenza. La pellicola di Salles onesta e romantica, di ottima qualità filmica aiuta a sognare, coloro che credono “ancora” nell’umanità.


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UN ROAD MOVIE appassionante e travolgente

Il viaggio iniziatico di Ernesto Guevara prima di essere il Che in diverse nazioni dell’America Latina, filmato con realismo e cuore dal regista brasiliano Walter Salles.

 


La ragazza con l’orecchino di perla //24.03.2004


Girl with a Pearl Earring (la ragazza con l’orecchino di perla) del regista britannico Peter Webber è stato l’acclamato film di chiusura della 33ma edizione. L’intenso, famoso dipinto di Johannes Vermeer pittore fiammingo nato a Delft nel 1632, è il fulcro dell’invenzione letteraria e filmica di Ragazza con l’orecchino di perla. Portando allo schermo con gusto, tatto e ricercata sensibilità pittorica il romanzo della giovane e dotata scrittrice statunitense Tracy Chevalier, Peter Webber ha creato un lungometraggio di spiccato valore plastico. Pittura e cinema in questo splendido lungometraggio sono un tutt’uno indiscindibile e costituiscono un immenso dipinto d’arte fiamminga che si snoda innanzi agli occhi degli spettatori per l’intera durata della pellicola.
Il film di Webber non è solo arte cinematografica, ma un insieme pittorico di sguardi, indagatori, curiosi e attoniti alla scoperta dell’altro. La storia dell’ingenua, bella e smarrita Griet (Scarlett Johansson acclamata interprete di Lost in Translation) giovane fantesca nella casa del taciturno maestro di Delft, Johannes Vermeer, (Colin Firth) è filmata con squisita levità e drammaticità. La parola lascia pieno campo alle immagini per narrarci in modo visivo ed incantatorio come la timida, giovane serva diventi involontariamente il modello per un ritratto, affermatosi come uno dei capolavori della pittura universale. Superba l’interpretazione della diciannovenne attrice Scarlett Johansson, in un personaggio di rilevante spessore filmico e psicologico.
Il dipinto del maestro fiammingo può essere ammirato nel museo Mauritshuis di L’Aia dove è esposto insieme ad opere di Rembrandt, Steen e Frans Hals.
Uscito in gennaio negli Stati Uniti e nel Regno Unito, il lungometraggio di Webber sarà nelle sale cinematografiche europee nel mese di marzo e da noi, probabilmente nella tarda primavera.


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Come dipingere i sentimenti

L’opera prima del regista britannico Peter Webber è attualmente anche sui nostri schermi. Un pellicola che narra visivimamente la storia di Griet, la diciottenne adolescente di Delft scelta a modella dal maestro fiammingo Johannes Vermeer, per essere al modella del ritratto La ragazza con il turbante, conosciuto anche come La Gioconda dei Paesi Bassi

 

 

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